lunedì 19 giugno 2017

La meditazione può stimolare la creatività?


La ricerca ci mostra che alcuni elementi chiave della meditazione promuovono la creatività, mentre altri probabilmente no.


Quale stile di meditazione si rivela il migliore per stimolare la creatività? Uno degli studi più completi su questo argomento è stato condotto nel 2012 da Lorenza Colzato, una psicologa cognitiva olandese. Il suo team di ricerca lavorò con due piccoli gruppi di principianti nella pratica di due diverse forme di meditazione di consapevolezza: 1) il monitoraggio aperto, il quale include l'osservazione ed il notare i fenomeni nel momento presente, mantenendo un'attenzione flessibile e senza "restrizioni", 2) l'attenzione focalizzata, che richiede la concentrazione su un singolo oggetto, come il respiro, ignorando nel contempo altri stimoli. Dopo ogni sessione di meditazione i soggetti furono sottoposti a delle prove, al fine di determinare la loro performance in una serie di abilità cognitive.

Quello che la Colzato ed il suo team scoprirono fu che la meditazione in forma di "monitoraggio aperto" si mostrava molto più efficace nello stimolare il pensiero divergente, uno degli elementi-chiave della creatività. Nello stesso tempo, e non sorprendentemente, lo studio dimostrò che la meditazione basata sull'attenzione focalizzata risultava maggiormente correlata al pensiero convergente, importante per ridurre il numero delle opzioni quando vi è necessità di formulare una soluzione efficace ad un problema (N.B.: le più comuni forme di meditazione di consapevolezza utilizzano un misto di entrambi gli approcci).

Due anni dopo, un altro psicologo olandese, Matthijs Baas, riprese ed ampliò il lavoro della Colzato, dimostrando attraverso una serie di studi l'importanza di specifiche competenze di mindfulness nel processo creativo. Queste erano:

  • l'osservazione, ovvero l'abilità di osservare i fenomeni interni (come sensazioni corporee, pensieri ed emozioni) e gli stimoli esterni (immagini, suoni, odori ecc.);
  • l'agire con consapevolezza, impegnandosi nelle attività con la totalità della propria attenzione;
  • il descrivere, senza analizzarli concettualmente, i diversi fenomeni;
  • accettare senza giudicare né dare una valutazione sull'esperienza del momento presente.
Uno dei risultati più rilevanti fu che alti punteggi relativi alla capacità di osservazione sembravano essere in effetti l'unico predittore costante di creatività. Tale abilità, rafforzata dalla meditazione in "monitoraggio aperto", non solo era in grado di migliorare la memoria di lavoro dei soggetti, ma ne aumentava anche la flessibilità cognitiva, riducendone nel contempo la rigidità: questi sono in effetti tutti elementi centrali nel processo creativo. Secondo Baas, la capacità di osservare sembra dunque essere strettamente correlata all'apertura all'esperienza, un tratto di personalità che numerosi studi hanno messo in evidenza come uno degli indicatori più consistenti del processo creativo.

Queste ricerche hanno altresì mostrato come l'agire con consapevolezza, un'abilità rafforzata dalla meditazione basata sull'attenzione focalizzata, possa avere un impatto negativo su alcuni processi cognitivi legati alla creatività, come attività che richiedano di distribuire l'attenzione su un campo molto ampio di elementi e di "vagare" con la mente. Si rivela invece utile nell'incrementare la memoria di lavoro e nell'analizzare un numero ristretto di categorie o prospettive. I risultati hanno messo anche in evidenza come le altre competenze di mindfulness (il descrivere e l'accettare senza giudicare) non appaiano correlate alla creatività.

Cosa significa tutto ciò? Il team di Baas ha espresso le seguenti conclusioni: "Uno stato di consapevolezza cosciente, che deriva dal vivere nel momento presente, non è sufficiente  a generare la creatività. Per essere creativi è necessario allenare la capacità di osservare, notare i fenomeni che attraversano l'occhio della mente e assistere al loro svolgersi".

(Trad it. da  "Does Meditation Boost Creativity?" di Hugh Delehanty, pubblicato il 19 giugno 2017 su mindful.org)